Recensione di Maria Rita Fedrizzi Abbiamo il cuore colmo di gratitudine per quanto è accaduto ieri sera al Cityplex. Gratitudine nei confronti della regista Raffaella Covino, della generosità con cui si è data a noi e al pubblico in sala, della forza interiore e dell'energia vitale che anima la sua persona e il suo lavoro, gratitudine verso le persone accorse al cinema. "Dammi una mano" è la storia di tante crisalidi che diventano farfalle. Di donne che trovano in se stesse e nella rete di affetti che si stringe attorno a loro la forza di abbandonare i segni esteriori che avevano contraddistinto la loro identità e che le definivano agli occhi di se stesse e del mondo, quando questa identità va in frantumi o corre il rischio di farsi gabbia, cella che soffoca, mortifica. Donne che vogliono ricominciare e che sanno farlo da zero, senza colpevolizzare nessuno, senza cercare misere vendette, donne che sanno guardarsi dentro e riconoscere che la vita che cedevano perfetta presenta dei lati oscuri, bui, sterili. Quando sopraggiungono i titoli di coda, un sorriso largo, luminoso illumina il viso dello spettatore. E nell'aria tutto intorno sembra di sentire frusciare delle ali. Le ali di quelle creature bellissime, finalmente libere di volare, di dare voce alla parte di sé più vera e riposta, che avevano nascosto, mortificato troppo a lungo o di ricongiungersi con quella parte bambina di sé che i dolori, la fatica del vivere, le delusioni non hanno intaccato. Quante volte, quando la sua vita va in frantumi, quando crede di aver toccato il fondo, l'essere umano si trova a pensare che l'unico modo per ricominciare, per rialzarsi sia prendere una valigia in mano e partire, non capendo che se si parte senza aver prima risolto i dissidi interiori, si rischia di aggravare il malessere altrove, pensando ancora una volta di aver sbagliato il tempo e il luogo. "Dammi una mano", con la leggiadria e la profondità che è propria di Raffaella per ciò che di lei abbiamo potuto intuire, ci suggerisce invece un'altra strada. Ci invita a far sì che il passato e tutto il suo peso non ci tolgano le energie, ci invita a non proiettarci solo nel futuro, ma a vivere il “qui e ora”, non perdendo di vista noi stessi e i nostri obiettivi, ma imparando a riformularli e riformularci su basi completamente nuove. E così può capitare come accade a Caterina, la protagonista del film, di uscire dalla catastrofe che si è abbattuta sulle nostre vite con un sorriso e una consapevolezza tutta nuova, di camminare per le strade delle nostre città e sorprenderci a pensare a quanto siano belle e a quanto sia bella e degna di essere vissuta questa nostra vita, nonostante tutto. Nel sorriso che Caterina ha, camminando per Perugia, c'è tutto l'amore che Raffaella evidentemente nutre nei confronti della sua città e di questa regione in cui, come lei stessa dice, c'è già tutto. Tutto quello che serve per essere felici e realizzare qui e non altrove i nostri sogni. Nella centralità che la sua macchina da presa riserva ai volti di uomini e donne, lasciando spesso non a fuoco ciò che è attorno a loro, c'è l'invito a noi tutti a porci in ascolto di chi ci è accanto. Un ascolto profondo, scevro di giudizi, un ascolto che sappia giungere fin dentro l'anima dell'altro, scoprendo dentro di essa tesori che non sospettavamo e che attendono solo di essere dissepolti, come accade per la sorella della protagonista, che vanesia e fragile non è, nonostante le apparenze, che ha solo bisogno che qualcuno creda in lei e la metta per una volta veramente alla prova, e allora si dimostra capace di saltare l'ostacolo e approdare alla maturità.Questo film sarà al Cityplex ancora per qualche giorno. Andiamo a vederlo, parliamone ai nostri amici. Sosteniamolo con lo stesso sorriso che lui regala a noi. Gentilissima Raffaella, finalmente sono riuscito a vedere il film. Complimenti! Mi è molto piaciuto. Storie ordinarie che si intrecciano, ma che hanno dello straordinario! Senza la pretesa di fare analisi sociologiche, credo che il suo film rappresenti un valido contributo nell'evidenziare la precarietà della condizione umana in tutte le sue articolazioni. La storia, raccontata con leggerezza, senza moralismi, credo possa raggiungere più facilmente lo spettatore e indurlo ad una riflessione profonda sulla gestione dei rapporti, degli affetti, dei contrasti. Franco Blandi
Recensione di Paolo Angelucci Dammi una mano" C'è quel sentimento che in genere consideriamo negativo che è l'invidia. E c'è un gioco tragicomico nel film che è tutto incentrato su questo sentimento che poi si scopre svelarsi in fondo solo come quel desiderio inconfessato di essere qualcun altro: quello che, quando eravamo piccoli, volevamo diventare da grandi. E tutti i personaggi della storia in qualche modo alla fine ci riescono, forse nessuno si era fatto ancora la domanda giusta, forse prima di allora erano muti davanti alla vita accettandola per come si presentava, incapaci di urlare finalmente al cielo la loro intima verità. Ci sono quattro donne e intorno a loro un intero universo di piccole comparse che però non hanno affatto il ruolo di gregari, ma vivono ognuno il proprio dramma e contribuiscono coi loro tormenti e le loro soluzioni al grande risultato corale finale che è la struttura stessa del racconto. Caterina oggetto di invidia perché apparentemente affermata nella professione e appagata sentimentalmente, punto di riferimento per le debolezze di tanti pazienti di un centro di assistenza psicologica, costretta dalle vicende familiari e da un'infamante equivoco a reinventarsi una vita. Ludovica invidiata per la disinibizione e la leggerezza con cui vive la propria sessualità, la cui unica attività sembra essere il progetto di un romanzo che dà l'impressione che non verrà mai scritto, in cerca invece della storia romantica che faccia di lei la principessa che sempre sognava di diventare da bambina. Sara, una giornalista televisiva combattuta da mille incertezze che invidia la spregiudicatezza di Ludovica ed è costretta ad essere la causa delle disgrazie di Caterina per "dovere di cronaca". E poi c'è la giovane Viola, affetta da shopping compulsivo, che pensa di comprarsi la felicità facendo debiti, lei invidia i lustrini di una vita che non potrebbe permettersi e vive di sogni, collezionando costosi oggetti che non usa mai. Il film comincia a stento, sembra percorrere gli schemi di una banale fiction televisiva, i personaggi prendono corpo a fatica, ma la storia all'improvviso funziona, è un crescendo di situazioni credibili, comiche e drammatiche, ci siamo, si sterza verso il cinema, quello che ti emoziona. La regista è come la piccola ingenua Caterina che sogna e s'incanta sul suo giornalino preferito, vuole darci il suo film, ma l'intenzione pare piena di ostacoli. Poi pian piano però la bambina cresce, matura, realizza il suo proposito: non ha mai smesso di credere che da grande diventerà un'eroina, ed ecco che anche a noi ci si presenta come Super Gaia! Grazie per la carica che ci hai trasmesso. Buona fortuna! Paolo Angelucci
RECENSIONE DI SIMONE ROSSI SU https://ilcervellodihansdelbruck.wordpress.com/2017/01/12/dammi-una-mano-la-recensione/
Partiamo da quanto già si sa. Che è già molto. Dammi una mano, opera prima di Raffaella Covino, è un piccolo miracolo. Un film che se ne sbatte delle distanze e dei costi: a chilometro e budget zero. Eppure, a guardarlo, non si direbbe. E questo è l’altro, grande miracolo, che rende il precedente quasi superfluo. Dammi una mano è un film qualitativamente ben fatto e decisamente ben recitato. Raffaella Covino racconta una storia molto attuale immergendola però in un contesto locale che ne amplifica la portata nel momento stesso in cui si concentra su una realtà di provincia dove, e nel film è un leit-motive che ritorna, “non succede mai nulla”. Per questo ciò che accade alla dottoressa Caterina Fiorucci (Ilaria Falini), psicologa affermata e moglie (apparentemente) appagata – uno scandalo professionale – è il riflesso sgrammaticato di un mondo che cerca di darsi un tono fregandosene della sostanza e continuando a cozzare sulla sottile patina dell’apparenza. Caterina è stata una baby-eroina. Ma ora il suo essere speciale, la sua illusione di autosufficienza è qualcosa che crede di possedere, ma che, nella realtà, è un semplice riflesso appeso al muro del proprio studio. Lei, come le sue due più care amiche, con le quali (in un gioco delle parti che fa molto Sex and the City) condivide chiacchiere e pranzi veloci, crede di avere la situazione costantemente sotto controllo, convinta che le parole – al caso -, il ragionamento, saranno in grado, sempre, di rimettere in sesto qualsiasi tentativo di deriva. Così, nel momento in cui la crisi arriva, Caterina si lascia travolgere. Ogni punto fermo, saltando, si tira dietro un’altra solida certezza. E allora le parole tanto utili a dare conforto e sostegno agli altri sembrano non bastare più per giustificare e spiegare il proprio, personale, dramma. E’ tempo di guardarsi davvero intorno, di tendere le mani, per vedere chi davvero avrà la pazienza di stringerle, scaldarle, dedicargli la più perfetta delle manicure. Raffaella Covino sa cosa vuole. La camera si muove sicura fin dal primo fotogramma, entrando, quasi gattonando, nel mondo infantile di Caterina, e mostra punti di vista mai banali. Come davvero apprezzabile è la capacità di cambiare registro senza scivoloni melensi o situazioni grottesche. E poi cita, la Covino, e lo fa in modi niente affatto scontati (come quando nel momento chiave del film, lo svelamento del mistero arriva dal televisore appeso in un locale, in maniera identica – udite, udite – al The Game di David Fincher). In fondo Dammi una mano è un gioco. E come ogni gioco che si rispetti ha bisogno di attori all’altezza. Caterina indossa la propria parrucca platinata ed è finalmente pronta a gettarsi nel rumoroso marasma di una festa in maschera, ormai sicura che la vita, quella vera, non dovrebbe essere poi tanto diversa da così. Magari solo un po’ più noiosa. Ma solo un po’. Simone Perugia è sempre stata per me una donna altera, a schiena dritta e a passo spedito. Perugia è una donna assertiva, che si muove in tailleur, è più seducente che seduttiva, ha linee tirate, tagli precisi, al netto di orpelli e ornamenti. Perugia sa come accavallare le gambe ma tiene sempre le cosce serrate, è un elogio alla casta eleganza, un mood puritano, direi quasi, senza mortificazione alcuna bensì capace di un fascino profondo, cerebrale e sottilissimo. Avvicinarsi a Perugia non è facile, le salite e le scalinate, i vicoli bui, la ritrosia dei cittadini. Questo film ne taglia l’austerità: le porte si aprono e i vicoli si dilatano. Perugia diventa più versatile, aperta, a tratti disinibita. Quattro donne, cinque, anzi, forse sei, micro mondi, diorami esistenziali in scatole – confessionali, centrifughe sessuali, dalla ‘pagaia’ di Billy Wilder alla ‘caldaia’ e il tecnico delle riparazioni, con il cuore da principe e il culo da spot. Raffaella Covino ha compiuto una mirabile operazione: ha inserito in questa roccaforte delle storie. Delle storie di donne e di uomini. Facile, sembrerebbe. Non ha ‘calato’ i suoi personaggi dall’alto, perché sa bene quanto Perugia abbia bisogno di respiro e di essere respirata, in tutte le sue modalità. E allora che parta la giostra dei fiati, quelli accelerati nella paura, quelli spezzati nel sesso, la fame d’aria nel tradimento e i sospiri nel sentimento. Tutte vite raccontate a mozzafiato e perdifiato. Luogo di accadimenti, scenario di vicissitudini, in una Perugia che non fa resistenza. Grazie Raffaella, ti devo un favore. VIVIANA TESSITORE
Raffaella buongiorno! Mi è piaciuto molto il tuo film. Personaggi reali,intensi e ben caratterizzati, una storia divertente ma con un senso,è un bel dialogo di amicizia con lo spettatore. Riprende lo schema della fiaba ma ribalta l'ovvio: dopo la rottura dello specchio della sua vita,Caterina rinasce ad una nuova consapevolezza grazie ad una domanda presa in prestito alla sorella,fragile,improbabile ma necessaria alla sua rinascita come non mai: Chi avresti voluto essere da bambina? In una storia dei donne dove gli uomini sono più presenti quando sono assenti per causa maggiore, perché ci sono stati veramente. Come il padre. E dove l'elaborazione del lutto e della perdita (del marito,dell'identità e rispettabilità sociale del lavoro,di come si è considerate) è il filtro contro le apparenze per ritrovarsi e stringersi alle relazioni veramente significative che abbiamo. Brava! Silvia Contini
Al cinema teatro Pavone. La prima di Dammi una mano di Raffaella Covino. Sabato 26 novembre 2016. Due proiezioni per chi aveva comprato il biglietto quando il film si agitava solo tra le super sinapsi della Covino. I sostenitori e tutta, tanta parte della città di Perugia che ha messo (gratis) a disposizione, case, negozi, ristoranti abiti, accessori e quell'aura che solo una comunità folle e felice ha. Una commedia brillante con l'amaro retrogusto della contemporaneità. Senza mai pensare, ne' pretendere, che fosse un diritto essere aiutati senza aiutarsi. Come le sfere di Arnaldo Pomodoro così perfette e così svelate, ambigue, scherzose, dall'interno macchinoso. Come la bellezza. Questo film è bello, si dice uscendo dalla sala, merita di diventare europeo e non solo, di essere icona del cinema e della vita. Insieme si può dare il meglio dell'arte. Cast da grande produzione. Fotografia da primo premio. Oscar a Perugia. Grazie Raffa. STELLA CARNEVALI
Adesso voglio essere serio, una volta ogni tanto, e dirvi di vedere questo splendido film realizzato da Raffaella Covino che vede anche una mia piccola partecipazione (ma non è questo l'importante ovviamente): Il film l'ho visto ieri sera con mia madre e c'è piaciuto molto, sceneggiatura brillante, attori bravissimi, regia da urlo e, considerando solo i 5000 euro di budget, è un piccolo capolavoro. E' una commedia ambientata a Perugia, che parla di come i problemi sembrino irrisolvibili ma come, tramite l'amicizia, possano svanire. E' molto positivo come messaggio e spero che lo andiate a vedere, non per me, ma perché è stato un lavoro che, per chi l'ha seguito sempre, è stato faticoso ma soprattutto divertente. Ho avuto la possibilità di conoscere gente nuova, di sperimentare (seppur poco) una mia espressività e quando l'ho visto ero veramente contento. E' un messaggio bello quello che trasmette, e posso dirvi che ne vale davvero la pena, anche perché, detto forse retoricamente, è fatto davvero col cuore. Lorenzo
ciao! ieri sera ho visto il film.sinceramente i primi cinque minuti mi hanno un pò lasciato perplessa, se fossi uscita subito dopo avrei detto che non era niente d'eccezionale....invece mano amano che la storia si svolgeva diventava avvincente., è sato veramente molto bello ritrovarsi nelle riflessioni e nelle azioni delle protagonisti,ognuna palesava un pezzetto di animo femminilei un infinita di tasselli ediemozioni dove ogni doma sa riconoscersi. bello..mi è piaciuto, Raffy vai avanti così Francesca
Grande regia e sceneggiatura, attori bravissimi, commedia molto divertente e inteligente. L'ho visto ieri al PostMod e mi e' piaciuto tantissimo!! Ed e' un piacere immenso poter vedere rappresentata in un film la propria cittá! Continua cosi Raffi, grazie per i capolavori che ci regali sempre! Laura Ramistella
Dammi una mano: un film a km 0, un piccolo grande sogno che si avvera grazie alla passione e alla voglia di crederci davvero. Un progetto totalmente umbro, che ci accompagna alla scoperta delle bellezze di questa meravigliosa regione. Una bellissima serata di cinema e amici ❤️ #dammiunamano#perugia#umbria#cinemaperpassione#amici#raffaellacovino#ognifotogramma Francesca
Brava Raffaella..., bravissima tu e naturalmente bravissime tutto il gruppo!!!! Una commedia leggera, piacevole, con una bellissima fotografia, con incantevoli immagini di Perugia...attori e attrici azzeccati....insomma STANDING OVATION ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ad maiora!!! 🍀🍀🍀🍀 Luigi
Visto ieri sera a Castiglione del Lago al Cinema Caporali. Molto, molto gradevole, divertente e mai banale, eteroclito, una storia che si snoda in modo circolare e avvolgente. Bravi gli attori e molto professionali le riprese e il montaggio. FRANCA
DAMMI UNA MANO Una commedia divertente, un originale e coinvolgente progetto di Cinema #MadeInUmbria, un film da vedere! ONELIO
Molto molto carino!!! SILVIA
Carissima Raffaella, carissimi tutti, il film mi è piaciuto molto, è qualcosa di “fresco” e fuori da ogni stereotipo. Qua e là si intravede qualche vaga allusione a Ozpetek, ed è molto gradita. Essendo di professione psicoterapeuta, ho apprezzato molto il garbo e la precisione con cui è stato descritto il servizio “psicosociale” e la crisi della protagonista. Bellissima la relazione tra le amiche, complessa e contraddittoria a volte, ma sempre ricca e autentica. Complimenti! ROSSELLA
Il film mi è piaciuto. La trama è semplice ma divertente, non è volgare, gli attori, i protagonisti principali in particolare, sono bravi, belle le scene, le inquadrature, la fotografia. Meriterebbe una distribuzione più ampia. Non sono un'esperta ma con qualche vip nel cast a Natale riempirebbe le sale poiché per coloro che amano uscire dal cinema con il sorriso sulle labbra e nel cuore lo ritengo superiore ai cine panettoni. COMPLIMENTI ! VALERIA
Cara Raffaella, il film è dolcissimo, ironico, divertente, le attrici e gli attori impeccabili, la foto e le immagini molto belle. La storia dolce positiva senza retorica. Brava, sei stata grande! MARGHERITA
Un film sensato e divertente. Mi è piaciuto. Aggiungo... tiene l’attenzione anche raccontando situazioni di noi comuni mortali. DANIELA
Film intenso, commovente, divertente. Fotografia splendida della nostra regione, una realtà da far conoscere grazie al prezioso contributo di Francesca (simpaticissima e professionale regista – Raffaella, ndr) e a tutto il cast. Un abbraccio a Silvia e Pino. ANNA MARIA
Sono tornata ora dal Cinema Caporali di Castiglion del Lago e devo dire che il film mi è piaciuto tantissimo. Bravi tutti gli attori in particolare Silvia Fiorentini mia compaesana che nonostante la piccola parte è stata determinante nel finale del film che è stato inaspettato. Bella la fotografia e la trama con momenti comici e divertenti ma con un significato attuale della vita, dei rapporti di coppia e di amicizia nella nostra Umbria. TIZIANA
Appena visto al Teatro del Pavone di Perugia in prima nazionale italiana (è stato già visto a Miami). Il film è assolutamente DA VEDERE, è ben scritto, ben diretto e con un cast di ottimi attori. Non voglio svelare niente della storia, per non togliere il gusto di vederlo a chi ancora non l'ha visto. Mi limito a parlare delle meravigliose inquadrature di Perugia (non solo il suo mirabile centro storico, ma alcune parti della prima periferia, come ad esempio San Sisto), del Lago Trasimeno, di Assisi. Inquadrature capaci di trasmettere tutto l'amore di Raffaella Covino per la sua, nostra, splendida Umbria. Grazie di questo regalo, Raffaella! ANDATELO A VEDERE!!!! EMIDIO
Brava Raffaella..., bravissima tu e naturalmente bravissime tutto il gruppo!!!! Una commedia leggera, piacevole, con una bellissima fotografia, con incantevoli immagini di Perugia...attori e attrici azzeccati....insomma STANDING OVATION, ad maiora!!! LUCA
Raffa il tuo film è strepitoso!...e questo é solo l'inizio. Sei una GRANDE! ILARIA
Bravissima Raffaella !!! Il film è davvero riuscito, complimenti per la tenacia con la quale hai inseguito questo progetto !!! ANDREA
Che bello il tuo film! Mia moglie ed io ci siamo emozionati, divertiti, commossi e abbiamo gioito perché sei riuscita a coronare, con tenacia e bravura, il tuo sogno. Chissà, quella cosa che 'ma tu cosa volevi fare da grande' (cit.!!!)! Mi piacerebbe scriverne, da spettatore, su una rivista specializzata (anche on line), magari riparlandone con te. Ciao EMIDIO
Ieri sera ho assistito all'anteprima del film DAMMI UNA MANO di Raffaella Covino con la direzione della fotografia di Walter Ciurnella. Il film è gradevolissimo, una commedia tutta al femminile girato a Perugia con locations d'incanto. Da segnalare che il film è stato selezionato al Festival del cinema italiano di Miami. Sarà proiettato da domani a Perugia al cinema Postmodernissimo. FILIPPO
Che serata! Brava Raffy! ! Film molto bello! Attrici molto brave...panorami stupendi e poi le musiche!! Ti abbraccio! FRANCESCA
LE SORELLE PACCOLA L'altra sera semo state a vedé sto film...C'è piacuto cussì tanto che ho pensato de scrive na recensione. Chissà si sarò bona? DAMME NA MANO…. (anche due, si è per quisto) Recensione ncol Dónca del film “Dammi una mano” di Raffaella Covino Perugini e Perugine, ma anche gente de fòra: gite a vedé sto film perché è bello mbòn po’. Volete sapé l perché? Ntanto è tutta na sorpresa: tu pensi de gì a vedé na commedia come quille de na volta, e nvece t artrovi n film girato a Perugia – ma ce pensate? Magara arconoscete l portone de casa vostra – e Perugia ce fa proprio na bella figura. Anzi: bella bella bella. Parla de donne, de ambizione, de tribbli e tu quanno scappi da la sala te sente mejo perché pensi : “L vé, la vita è dura per tutti, anche quiste tuquì c’honno i loro pensieri. Mica solo noaltre!”. C’enno j omi ncó, ma loro come al solito nun fonno na bella figura. Ultima sorpresa, la regista n sala a spiegacce come e perché ha deciso de fa sto film. Simpatica, la frega: quanno è gita via, c’ha ditto che se ridemme almeno dù volte, lia già sarìa stata contenta. Alora scolta, Raffaella: noaltre emo riso almeno quattro volte! Altro che contenta, avriste da fà le capucèrtle pla contentezza. Sì, perché è fatto na bella cosa, davéro, a ncumincià dal titolo che c’ha fatto arcordà la nonna Suntina, quilla che ce voleva bene anche si qualche volta ce menava. Lia ntol momento del bisogno diceva sempre: “Nun tla pià, na mano lava l altra, e tutt i due lavono l viso!”. E nto sto film le mani enno tante e tutte se dónno da fà! Finché è cussì c’è speranza. Peppa Paccola (Anna Maria Ortica)